Torna alle storie
Roche – A fianco del coraggio
2a Edizione
BANDO CHIUSO
Voti totali:
"Sono tappe, sono date. Dove siamo oggi? Siamo al centro, di certo non all'inizio: sì, essere al centro già potrebbe essere un buon risultato. Eccole le date: la prima è il 2000, il primo anno del nuovo millennio o l'ultimo del vecchio. Mia moglie: un mal di schiena, una visita neurologica e un bravo specialista che ritiene inutile una TAC. Falle fare una risonanza magnetica. Lei lo sospettava, lo temeva: ha una sorella che ha quella malattia e quando ci recammo insieme a ritirare il referto della risonanza, immediatamente si mise a piangere. Il referto non ti dice che malattia hai, ma mette in evidenza alcune parole chiave: la demielinizzazione prima di tutto. Ma le cose non andavano così male; per otto anni nulla, solo qualche controllo, qualche risonanza, ma nulla di evidente. Lei serena, io sereno, i figli ignari. La seconda data è il 2008. Stanchezza eccessiva, qualche dolore. Con i nostri ragazzi grandicelli si fece un discorso ben chiaro: mamma non sta troppo bene, da questo momento farà una cura, ma state tranquilli, la situazione è sotto controllo. E cominciano le iniezioni serali, gli effetti collaterali del farmaco, il controllo mensile. E comincia una strada in salita, per lei e anche per noi. Perché di giorno in giorno la strada che lei percorre è sempre più inclinata, più ardua da salire. Tappe e date: nel 2010 deve cambiare farmaco. Gli effetti collaterali superano i potenziali benefici. Poi c'è il momento in cui in casa entra un deambulatore, c'è il momento in cui lei non può più uscire da sola. E da sola, in casa, non può più restare. Date e tappe: una poussée all'anno, precisa come un orologio. No, non vogliamo ricordare quando è entrata in casa la sedia a rotelle. Ma ora c'è e se negli spostamenti casalinghi lei può ancora utilizzare il deambulatore, per uscire portiamo la sedia. La viviamo così, tutti e quattro: uniti. La malattia, che non ci piace, ha però contribuito a farci sentire più famiglia. Spesso proviamo a scherzare: lei ha una grande forza d'animo ed è la prima ad accettare una battuta. Io sono spaventato dal futuro, ma provo a nasconderlo. I ragazzi ora sono entrambi universitari, sanno benissimo di cosa si tratta. E sperano soprattutto che le prossime tappe siano lontane, e che si possa continuare a sorridere; oggi aiutano la mamma più di ieri, e sanno che domani sarà ancora di più."