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Roche – A fianco del coraggio
2a Edizione
BANDO CHIUSO
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"Un ospite inatteso ed insidioso nella nostra vita quotidiana". Era la primavera del 2000 ed in quel periodo studiavo molto cercando di risalire la china di un periodo difficile a scuola; avevo bisogno di concentrazione, ma intanto qualcosa di nuovo e sconvolgente si stava insinuando giorno dopo giorno nella nostra vita familiare. Ricordo le sensazioni strane, la paura sottile e penetrante di quei primi giorni dalla scoperta della malattia di mia sorella, la sclerosi multipla; la nostra casa mi appariva diversa, come avvolta in un involucro di nebbia. Per allentare l'angoscia, che aleggiava di continuo, leggevo con mio padre articoli e documenti sulle possibili cause e sulle complesse problematiche della malattia, mia mamma s'impegnava con Martina e cercava di apparire fiduciosa e propositiva. Martina era nel letto dei miei genitori, come una bimba piccola, tremante e frastornata; ricordo la sua fatica a muoversi, i sintomi più strani che avvertiva, la sofferenza e la nostra difficoltà a capire quale aiuto fisico darle e soprattutto cosa dirle. Arrivavano amici e conoscenti, fiumi di parole, finta allegria e fiducia ma erano impauriti anche loro, ora me ne rendo ben conto. Di sera la cappa di angoscia incombeva di nuovo ed io cominciavo a riflettere sulla mia condizione: ormai non sarei stato io il più indifeso, il più piccolo, quello che si poteva permettere di vivere in pieno la propria crisi adolescenziale. Ma come era possibile? Proprio lei, la sorella più grande, la più tosta, anche un po' rompiballe e prepotente, ora era lì, fragile, indifesa? Ero sconvolto per la paura della malattia ma lo confesso, anche per le mie paure, cominciò la fissa dei malanni, spesso ero chiuso nel silenzio oppure brusco nei modi. I fratelli si difendono per paura di soccombere o di assumere un ruolo di secondo piano. Intanto l'orgoglio e la dignità di reagire di Martina, pian piano emergevano; sentivo allora un pò di colpa per i miei pensieri e mi lasciavo invadere da una tenerezza profonda, che per pudore spesso non ho osato esprimere, ma che provo anche oggi quando colgo i segni di una crisi."