"48 ANNI PER QUALCHE SORRISO
1964: mia sorella chiamata Patrizia il primo nome era Anna aveva 19 anni. Quel giorno di settembre c’era il sole ma ci avrebbe presto salutato. Nostra madre quasi mi urlò: corri Patrizia non ci vede più. All'ospedale il professore si mise le mani nei capelli: Sclerosi Multipla. Dopo quel primo attacco lei si riprese pur camminando solo a braccetto. La domenica la portavo al villaggio olimpico per tentare una passeggiata. Alcune amiche all'inizio venivano a trovarla poi si allontanarono però le ringrazio lo stesso. Gli anni tracciavano una scia di lenti peggioramenti. Ma Patrizia resisteva: aveva una gran voglia di vivere. Nel 1980 ci lasciò il caro papà e nel 1997 lo seguì nostra madre. Spesso mi sono domandato quanto fossero andati lontani in realtà da quella figlia sfortunata. Allora decisi di assumere due badanti fisse privilegiando la sofferenza alle spese per una macchina nuova. Quando non camminò più ascoltava la radio in poltrona e rimirava la sua laurea in lettere che le faceva una mesta compagnia. Il sabato la spingevo ad uscire in carrozzina per andare a rovistare tra le bancarelle e battibeccare sul prezzo delle magliette che a lei piacevano tanto. Il 24 luglio era il suo compleanno: si truccava e agghindava e un'orchestrina alla buona di pianola e chitarra colorava l'aria. Io cercavo di sorprenderla presentandomi con un cappellino rosso sul capo o con una trombetta. Lei rideva e io dimenticavo le corse di notte quando venivo chiamato improvvisamente e anche le volte che qualche influenza bronchite o febbre imprecisata le avevano creato difficoltà respiratorie. Spesso si doveva ricorrere al catetere. Anche la fisioterapista cercava di tamponare la malattia. Patrizia sperava che uscisse la medicina giusta e aspettava sempre la notizia dai telegiornali. Quando la colpivano repentine crisi di pianto era difficile buttare giù il groppo che mi ostruiva la gola. Purtroppo non è stata ancora inventata la crostata alla mielina. Così sono passati quarantotto anni fino al 27 gennaio 2012 quando è scoccato il suo momento di lasciare questa terra. Il giorno del suo funerale avrei voluto mettere un paio di tacchi a spillo sulla bara perché a dieci anni faceva danza classica e ballava sulle punte. Però quei tacchi a spillo non ce l’ho fatta a comprarli: allora ho pensato che li avrebbe trovati più belli in cielo."